MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA
, che io mi sappia, fortunatissimo popolo d'artisti, fece della gioia un sentimento sacro, - fu il Greco, che inghirlandava di rose e di verbene le
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qui. Siamo intesi? - Intesi? Di che? Oh! io non c'entro, io! Ne ho abbastanza delle noie della farmacia, perchè cacci le mani negli impiastri degli
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fannulloni come me, ed io ebbi, finchè rimasi al Presbiterio, cara la sua compagnia come quella di carissimo amico. Lo seguivo volontieri per qualche centinaio
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silenzio meridiano. Quante grandezze innanzi a me! quanta miseria dietro le mie spalle in quella piccola topaia umana! ... Io non conosco spettacolo
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A questo passo il mio amico ed io ci guardammo l'un l'altro ad un tempo e un sentimento di incredulità e di sorpresa dovette trasparire dai muti
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Ed io? ... Io vorrei che la vostra curiosità, lettori, somigliasse, anche solo in diciottesimo, quella che mi faceva immobile sotto la cappa del
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Mansueta se li condusse via coll'esca di due mele cotte nella cinigia. Restammo soli, io, il vedovo e Baccio; soli e in un mestissimo silenzio non interrotto
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infermo. Io scontrai sotto un viale del giardino il povero Beppe. Egli andava davanti a me coll'indescrivibile incesso che hanno i sonnambuli, rimondando
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pregai di rileggere il manoscritto, e tu, più pronto ed immaginoso di me, cavasti in una notte quel filo ch'io disperavo trovare. La tua soluzione io ho
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, e la musica di baci finirebbe per assordar di soverchio la gente d'affari. Però baciar col pensiero non è, che io mi sappia, proibito. Ed è un bacio
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Passarono parecchi anni; ed io pure alle volte dimenticai i miei amici di Sulzena e di Zugliano. Un giorno che passavo da Varallo, mi prese ad un
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altri uomini; la mamma era da parecchi anni sempre ammalata, io avevo il mio da fare per assisterla e sbrigare le faccende di casa: mia sorella era una
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, sei diventato un uomo serio? - Quasi .... tanto da farti ridere, brigante: e tu? - Io so far di tutto fuorchè delle cose sensate. - Taci, credi tu che
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suoi soliti disturbi, ma con forza maggiore. E, svolto del tutto il cartoccio, versò una polvere bianca in un colino. Io volai nel salotto. C'erano tutti
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si fosse scatenata apposta per farmi sentir meglio la pace profonda del Presbiterio. Dopo una settimana io mi chiedeva se, per caso, tutto
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destino che in questo giorno io non potessi starmene solo co' miei pensieri. Inciampai in due bambini, accocolati sulla soglia del presbiterio. - La
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sottile, con un collo enorme. Non immaginatevi che io sia per descrivervi ciò che supposi esistesse disotto a quella cravatta nera: il mio realismo non
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voleste aver la bontà di farmi un po' di lume, ve ne sarei obbligato. Io adoro la polizia .... urbana, l'unica che manchi a Sulzena. Comprese la
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pranzo, furono molti e svariati; io, come nuovo arrivato e come cittadino, ne dovetti naturalmente far le spese maggiori. Le domande fioccavano, nè a
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e tutti gli agi della città. Io vi invidio .... - Oh! non ditelo! Voi siete giovane, e, alle vostre parole mi sembrate poeta - siete pittore, del
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io, sapreste indicarmi l'osteria? Si volse e la prima cosa che osservò fu - indovinate che cosa? - il mio bastone. - Oh! che magnifico corno! ma
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sulle spalle, e un buon angelo mi guidava - un angelo che adesso chi sa dove è andato a nascondersi. Allora io vedevo e sentivo; splendore di cielo
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cose alte, sublimi; una soave malinconia cresceva prestigio alle sue parole. Era impossibile dubitare della sua sincerità. Io era un po' distratto; ma a
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viene alla mia volta; poi si ferma e torna indietro. Io proseguo: lo sconosciuto mi precede un tiro di pietra; e ad un tratto sparisce non so dove. Poco
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; sapete dov'è il signor curato? - Lo so io? stavo annaffiando quel po' di piselletti che sembra siano stati cosputati dalle streghe, che Dio mi perdoni
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suonavano pei funerali della povera Gina. Ed io che il dì innanzi, a quella finestra, aveva nell'anima un carnevale di rime! Discesi, e trovai
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nell'anima la vendetta; giacchè, voi lo indovinate senza che io ve lo dica ... Quella povera Gina! ... Egli s'interruppe con un gesto d'orrore che mi si
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e degli onici, praterie piene di sentieruoli. Più in su, la montagna da cui io era sceso il dì innanzi, arida e brillante delle sue frane silicee
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nella sua simpatica botteguccia. - Eccolo; è lui! - Parlagli, il papà è uscito. - Non ho coraggio ... - Vuoi che parli io? - Sei matta? Tocca a me! - E
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, svapora, svanisce, dilegua ... lo so io ... pur troppo! E abbassandosi all'orecchio del fabbriciere anziano di S. Gaudenzio; - Soltanto in donne
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monile di brillanti e porgendolo al barcaiuolo: - Prendi, spetta a te; io l'avevo portato per chi avesse ripescato il mio cadavere. Tu mi hai servita